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Chi è Ildegarda di Bingen

Ildegarda di Bingen è stata innalzata definitivamente all’onore degli altari nel 2012, grazie a Papa Benedetto XVI. Nello stesso anno, il 7 ottobre, è stata nominata anche Dottore della Chiesa. La sua festa nel calendario ricorre il 17 settembre, giorno della sua morte.
Santa Ildegarda diventa estremamente interessante in questo nostro tempo, in cui è forte il bisogno di riscoprire le nostre radici e tradizioni cristiane, per meglio comprendere anche molti aspetti del presente.
La  medicina di Santa Ildegarda è eccezionale, in quanto trasmessa  all’umanità  direttamente da Dio. Ildegarda ricevette infatti  il compito dal Signore di annotare quello che vedeva nelle sue visioni e di portarlo così a conoscenza degli uomini. Ciononostante ci sono voluti più 800 anni prima che i suoi libri di medicina venissero tradotti  ed ulteriori 50 anni, prima che le ricette e le applicazioni mediche  trasmesse venissero testate per essere utilizzate nella pratica medica. Uno degli aspetti più affascinanti della medicina della Santa tedesca è che funziona e talvolta in maniera più efficace di altre terapie “moderne”.
Sono numerosi i pilastri di questa medicina naturalistica a cui è importante avvicinarsi con fede e fiducia nel Signore che ha voluto donarcela. Si può ricorrere a vere e proprie ricette mediche, alle piante medicinali, alle pietre e ai metodi di disintossicazione quali il salasso, la coppettazione o scarificazione e la moxibustione. Da non dimenticare l’alimentazione ed il digiuno, che sono alla base del percorso ildegardiano per ritrovare o mantenere la salute.
 

Nascita e contesto storico

 

Ildegarda, nasce nel 1098 da una nobile famiglia tedesca, a Bermersheim vor der Höhe, a sud di Bingen, nell’Alsazia-Renana. Nasce in un’epoca caratterizzata da molte contraddizioni. E’ il periodo che segna l’inizio delle crociate verso il Medio Oriente e la Palestina, nonché delle lotte tra signori e alti prelati per il papato e che soprattutto segue lo scisma della Chiesa d’Oriente. E’ però anche un’epoca di grande fermento teologico grazie a nomi quali Bernardo di Chiaravalle, Pietro Abelardo ed Anselmo d’Aosta, che contribuiscono a fissare i concetti fondamentali della dottrina cristiana, in una Chiesa purtroppo già fortemente mondanizzata. Proprio nel 1098, anno di nascita di Ildegarda viene fondato l’ordine dei Cistercensi.

Prime esperienze mistiche

Già in tenera età, sia i genitori che le persone che la circondano constatano che la bambina vede cose che gli altri non possono vedere. Più tardi scrive lei stessa riguardo le sue visioni di bambina:

 ”A tre anni vidi una luce così grande, che la mia anima si scosse, però per la mia giovane età non potei esprimermi a riguardo ….“

Infatti come lei poi aggiunge: 

“Fino al mio quindicesimo anno di vita vidi molte cose, e alcune le raccontai semplicemente ma quelli che le udivano si meravigliavano a tal punto che si chiedevano da dove venissero e da chi. Perciò mi meravigliai io stessa e nascosi la Visione, per quanto possibile.”

 Ildegarda entra nel convento di Disibodenberg


A causa di queste visioni i genitori, Edelfreien Hildebert e la moglie Mechtild offrono Ildegarda ancora bambina come decima a Dio, in quanto ultima e decima figlia, ma anche perché di natura molto fragile. Decidono di affidarla alla parente Jutta von Sponheim, badessa del convento benedettino di clausura di Disibodenberg, fondato dal monaco irlandese Disibod. (Ildegarda ne scriverà la biografia e gli dedicherà un canto). Jutta von Sponheim educa la giovane cugina secondo la regola benedettina e le insegna inoltre i Salmi, la Sacra Scrittura, il latino, la matematica, la musica ed anche i lavori manuali come il giardinaggio e la coltivazione delle erbe. A 14 anni Ildegarda si decide definitivamente per la vita claustrale, come benedettina. Nel 1112 il vescovo di Mainz Otto von Bamberg accetta i suoi voti. Fino al 1136, anno della morte della cara Jutta, il convento viene retto dalla stessa, dopodiché Ildegarda è eletta all’unanimità dalle consorelle come superiora della comunità. La sua salute rimane però sempre molto fragile e a causa dei suoi malesseri deve spesso trascorrere lunghi periodi a letto.

Grande svolta nella sua vita 

L’anno che segna un radicale cambiamento nella vita della Santa è il 1141. A 43 anni riceve il compito da Dio di trascrivere le sue visioni(a). Dopo gli iniziali tentennamenti ed essere stata costretta di nuovo a letto dalla malattia, proprio per la sua disobbedienza, si decide a scrivere il suo primo libro: Scivias, conosci le vie, dove “riassume in 35 visioni gli eventi della storia della Salvezza, dalla Creazione del mondo alla fine dei tempi. Con i tratti caratteristici della sensibilità femminile, Ildegarda, proprio nella sezione centrale della sua opera, sviluppa il tema del matrimonio mistico tra Dio e l’umanità realizzato nell’Incarnazione. Sull’albero della Croce si compiono le nozze del Figlio di Dio con la Chiesa, sua Sposa, ricolma di grazie e resa capace di donare a Dio nuovi Figli, nell’amore dello Spirito Santo”(b). A proposito di visioni scrive lei stessa nella prefazione a Scivias:

“Le visioni che ho visto, non le ho percepite in sogno o dormendo, ne' in stato di frenesia o con occhi ed orecchie corporali e non le ho percepite in luoghi nascosti, ma le ho ricevute secondo la volonta' di Dio da sveglia, osservando nella pura mente con gli occhi e le orecchie interiori in luoghi aperti”(c).

Ildegarda cerca conferme

E sullo stesso argomento in una lettera a San Bernardo di Chiaravalle:

"La visione avvince tutto il mio essere. Non vedo con gli occhi del corpo, ma mi appare nello spirito dei misteri… Conosco il significato profondo di ciò che è esposto nel Salterio, nei Vangeli e in altri Libri, che mi sono mostrati nella visione. Questa brucia come una fiamma nel mio petto e nella mia anima e mi insegna a comprendere profondamente il testo"(d).

Al suo fianco ha il costante aiuto del monaco Volmar. La realizzazione di Scivias necessita di 10 anni di lavoro, anche a causa dei continui dubbi di Ildegarda sullo scrivere o meno le sue visioni. Questo suo primo e più importante libro, Scivias appunto, le dà una certa notorietà e viene letto, grazie a San Bernardo di Chiaravalle (e), ai cardinali del Concilio di Treviri, indetto da Papa Eugenio III. Questi si dimostra entusiasta dell’opera e dopo una verifica sull’autenticità delle visioni, incoraggia la mistica a continuare a scrivere quanto le viene rivelato e a pubblicarlo. Bernardo di Chiaravalle si fa promotore con l’ordine dei Cistercensi dei suoi scritti in tutta Europa.

Considerazioni di Benedetto XVI

Come sostiene Benedetto XVI nella sua lettera apostolica : “Da quel momento (riconoscimento ed approvazione da parte di papa Eugenio III) il prestigio spirituale di Ildegarda crebbe sempre più, tanto che i contemporanei le attribuirono il titolo di profetessa teutonica. E’ questo, cari amici il sigillo di un’esperienza autentica dello Spirito Santo, sorgente di ogni carisma. La persona depositaria di doni soprannaturali non se ne vanta mai, non li ostenta e, soprattutto, mostra totale obbedienza all’autorità ecclesiale. Ogni dono distribuito dallo Spirito Santo, infatti, è destinato all’edificazione della Chiesa, e la Chiesa, attraverso i suoi Pastori, ne riconosce l’autenticità”(f).

Una nuova avventura

In questo stesso periodo inizia il suo impegno per la realizzazione del convento di Rupertsberg, dopo aver ricevuto l’indicazione in una visione di fondare un suo proprio convento, sul luogo della tomba di San Ruperto. La nuova costruzione è contrassegnata da molte difficoltà e dissapori con l’abate di Disibodenberg, Kuno. Questi non vuole dare il permesso alla badessa di lasciare il monastero vista la sua fama, che porta un costante afflusso di novizie al convento con i rispettivi beni in eredità. Grazie anche all’appoggio della famiglia von Stade, le riesce di portare a termine la costruzione sul monte di S. Ruperto, in una posizione geografica molto vantaggiosa tra i fiumi Reno e Nahe, negli immediati pressi del piccolo porto fluviale di Bingen (da cui Ildegarda trae il nome con cui passerà alla storia). Si trasferisce nella nuova sede con una ventina di consorelle. I primi anni sono contrassegnati da numerose difficoltà e dalla povertà, però Ildegarda, dopo lunghe trattative con l’abate di Disibodenberg, riesce a risolvere la diatriba nel 1155, anno della morte di Kuno, con il suo successore Helenger. Finalmente le doti delle novizie con i possedimenti e relativi redditi vengono restituiti alla comunità femminile.

Scrittura delle opere naturalistiche e degli altri 2 libri teologici

E’ in questi anni che Ildegarda scrive le sue opere medico-naturalistiche, Subtitlitates diversarum naturarum creaturum, ovvero Physica Causae et curae, che lei stessa cita nella introduzione del suo secondo libro di visioni, scritto tra il 1158 ed il 1163 ed inititolato Liber vitae meritorum. In questo testo vengono elencate e contrapposte a 35 vizi altrettante virtù, che l’uomo può scegliere e cercare di perseguire per superare e guarire i 35 vizi. Chiarisce così quale sia la responsabilità dell’uomo nella scelta tra il bene o il male.
Nel 1165 fonda un nuovo convento presso Eibingen, dall’altra parte del fiume Reno, che visita settimanalmente 2 volte, dove vengono ospitate una trentina di consorelle, fanciulle di non nobile origine. Nello stesso anno inizia la stesura della sua terza ed imponente opera visionaria il Liber divinorum operum, che concluderà nel 1174, dove Ildegarda tratta la storia della Salvezza dalla Genesi all’Apocalisse, ponendo al centro della stessa l’attività creatrice di Dio.

Grande fama della "profetessa teutonica"

Un numero sempre maggiore di pellegrini si mette in marcia per raggiungere la badessa ispirata da Dio. Già nel 1154 Federico Barbarossa la invita nel suo palazzo di Ingelheim per farsi consigliare sul comportamento più adatto da tenere nel difficile frangente che, un anno dopo, avrebbe portato allo scisma.
 

 
I papi successori di Eugenio III: Anastasio IV, Adraiano IV e Alessandro III, hanno scambi epistolari con lei ma anche altri personaggi di grande rilievo dell’epoca, come il conte Filippo d’Alsazia. All’età di 60 anni iniziano i suoi viaggi che la portano a predicare in pubblico per la Germania, da Bamberg fino a Metz sulla Mosella e a Liegi. Viaggi sicuramente faticosi, considerati i disagi a cui erano sottoposti i viaggiatori dell’epoca, costretti a muoversi con le imbarcazioni o a cavallo anche sotto le intemperie, e considerata soprattutto l’età della monaca. Ovunque le sue prediche riscuotono un grande successo e radunano folle numerosissime.

Ultimo viaggio verso la casa del Padre

Ildegarda si spegne il 17 settembre del 1179, all’età di 82 anni, presso il monastero di Rupertsberg da lei fondato. Il segretario Gilberto di Gambleaux, che aveva preso il posto di Volmar, dopo la sua morte, descrive gli ultimi giorni di vita di Ildegarda. Questa donna estrememente indebolita e scarna, deve infatti continuare a guidare il convento con tanta fatica. Gambleaux racconta che lei stessa arriva ad annunciare con anticipo il giorno del suo decesso. A proposito di quel giorno nella Vita Sanctae Hildegardis si narra: “In cielo, sopra la stanza, in cui, trascorsa la notte, nelle prime ore dell’alba la beata vergine rese a Dio la sua anima, apparvero due luminosissimi archi di diverso colore. Occupavano uno spazio molto vasto e si protendevano verso i 4 punti della terra, uno da nord a sud e l’altro da est a ovest. Nel punto più alto dove i due archi si incontravano risplendeva una luce chiara in forma di luna, che rifulgeva in lontananza e sembrava dissipare le tenebre notturne dal letto di morte. In questa luce si vedeva una croce rosso splendente, dapprima piccola, ma poi sempre più grande, fino a raggiungere dimensioni gigantesche”.

 

 
Dopo le esequie dalla tomba di Ildegarda si eleva un profumo meraviglioso, che penetra nell’anima dei presenti.
A 50 anni dalla morte dopo tanti miracoli ed un costante afflusso di pellegrini viene avanzata la domanda di canonizzazione da parte del monastero di Rupertsberg. Nel 1227 i prelati di Magonza vengono incaricati dal papa di esaminare la vita e le opere della monaca e fornire i documenti necessari per iniziare il processo di canonizzazione. Nel 1233 i documenti partono per Roma, di lì a poco però il pontefice e la curia devono trasferirsi ad Avignone, così il prezioso materiale resta inutilizzato per tanti secoli. Solo nel 1979, in occasione degli 800 anni della sua morte, Papa Giovanni Paolo II riapre la causa di canonizzazione incaricando il vescovo di Magonza di procedere nella divulgazione dell’opera e dei sentimenti della Santa, sia in ambito ecclesiastico che laico. Nella sua Lettera Apostolica datata 8 settembre 1979 il Papa indirizza a chi ha scelto la vocazione religiosa le parole di Santa Ildegarda:  “Guardate e camminate sulla retta via” , e aggiunge: “I Cristiani si sentiranno incoraggiati a tradurre nella pratica della vita l’annuncio evangelico in questa nostra epoca. Inoltre questa maestra, ripiena di Dio, indica chiaramente che il mondo può essere retto ed amministrato con giustizia solo se si considera creatura del Padre amoroso e provvido che è nei Cieli”(g).

 
dintorni di Eibingen

note >

  1. Benedetto XVI, Catechesi del mercoledì, 1 settembre 2010. … Le visioni mistiche di Ildegarda somigliano a quelle dei Profeti dell’Antico Testamento: esprimendosi con le categorie culturali e religiose del suo tempo, interpretava nella Luce di Dio le Sacre Scritture, applicandole alle varie circostanze della vita. Così tutti coloro che le ascoltavano si sentivano esortati a praticare uno stile di esistenza Cristiana coerente ed impegnato.
  2. Benedetto XVI, Catechesi del mercoledì, 8 settembre 2010
  3. Santa Ildegarda, Epistolarium pars prima I-XC: CCCM91
  4. Benedetto XVI, Catechesi del mercoledì, 1 settembre 2010 . …“Come sempre accade nella vita dei veri mistici, anche Ildegarda volle sottomettersi all’autorità di persone sapienti per discernere l’origine delle sue visioni, temendo che esse fossero frutto di illusioni e non venissero da Dio. Si rivolse perciò alla persona che ai suoi tempi godeva della massima stima nella Chiesa: San Bernardo di Chiaravalle, …Questi tranquillizzò ed incoraggiò Ildegarda. …
  5. Benedetto XVI, Catechesi del mercoledì, 1 settembre 2010
  6. S. ildegarda , Epist. CXL. PL 197, 371
  7. Lettera Apostolica del Santo Padre Giovanni Paolo II al Cardinale Hermann Volk, Vescovo di Mainz, in occasione dell’800° anniversario della morte di Santa Iildegarda, Vaticano, 8 settembre 1979

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