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Dr Tiziana Fumagalli: dirigere e cantare Hildegard von Bingen


Il mio incontro con la musica di Hildegard von Bingen risale agli anni ’80.
La collega di Storia della musica voleva costruire un concerto con musiche di compositrici e mi passò, insieme a una registrazione, uno spartito di “O pulcrae facies” da realizzare con il coro della sezione musicale.
Va sottolineato che, all’epoca, le musiche di compositrici erano pressoché sconosciute, materiale “da otto marzo” come ironicamente sottolineavano i colleghi. Nomi come Clara Wieck, Fanny Mendelsshon, Maddalena Casulana fino ad arrivare a Sofia Goubadulina non si trovavano neppure nei libri di Storia della musica. L’enciclopedia UTET dedicava ad Hildegard appena tre righe.
Il primo sentimento, la prima parola che posso collegare a quell’esperienza fu: STUPORE. A quei tempi non ero ancora abituata a leggere la notazione neumatica ma quello che sentivo nella registrazione mi lasciava sbalordita.

Da dove proveniva una musica così bella, così capace di scaldare, allargare, riempire il cuore e nello stesso tempo, così unica, tecnicamente distante dal gregoriano e dalla polifonia seppure con caratteri simili?

Il lavoro con il coro scolastico fu molto impegnativo e faticoso e, dopo il concerto, avevo deciso che avrei studiato in modo approfondito, per conto mio prima di proporre a un coro, in un modo che avrebbe potuto essere inappropriato, la musica di Hildeard von Bingen.
Cominciai il mio percorso di lavoro, di studio, di ascolto con ciò che si trovava in giro. Mi resi conto che la fascinazione che la musica (e poi compresi, anche il personaggio) ispirava, avevano fatto proseliti e ispirato il movimento New Age che allora era presente e di moda. Alcune incisioni erano assurde, a volte decisamente poco rispettose.
Un gruppo di studiose mi propose di partecipare a lezioni all’università a Milano. Vi si presentavano musiche di compositrici con esecuzioni dal vivo e una di queste, era dedicata alla musica nei conventi femminili. Accettai la sfida.
Raccolsi un gruppo di ragazze tra studentesse, elementi provenienti da cori precedenti, chiunque fosse interessato e disponibile a lavorare duramente. Furono prove lunghissime, faticose, entusiasmanti nel pochissimo tempo a disposizione. Quella fu la prima esibizione del coro che, immediatamente, decisi di intitolare a Hildegard von Bingen.

La prima forma che decisi di affrontare fu l’Antifona in generale meno complessa e più breve, ma non per questo meno interessante nella struttura musicale o nel rapporto con il testo. In seguito affrontai diversi Responsori che richiedevano una voce solista e le affrontai riprendendo le lezioni di canto. Molte volte mi è stato chiesto perché non affido a una corista queste parti. E’ semplice: finché la voce mi sosterrà non voglio privarmi della possibilità di cantare Hildegard; il timore che queste musiche, spesso difficili, creano in una pubblica esecuzione non è paragonabile alla pura gioia che si prova cantandole.
Ma non bastava e mi misi contemporaneamente alla ricerca di corsi di studio che mi avvicinassero il più possibile alla notazione neumatica, studi che ancora proseguono perché quello che si conosce e impara non è mai sufficiente.
Lentamente le pubblicazioni aumentarono: dalle prime biografie a, finalmente, studi approfonditi sulla musica.

Leggere, conoscere, cantare, decidere nuove scelte esecutive ogni volta che comprendevo qualcosa di nuovo è diventato un modo di vivere e di essere.

Ora su Hildegard von Bingen si producono film, si tengono convegni, si scrivono romanzi persino un giallo... la scrematura tra ciò che mi avvicina o mi allontana da una buona esecuzione è un’operazione continua. Nuovi studi chiariscono e sfatano alcune notizie leggendarie (spesso provenienti dall’agiografia ildegardiana) e conoscere sempre meglio il personaggio arricchisce anche le scelte musicali.
Voglio terminare con un’osservazione che non riguarda solo me ma anche tutto il coro: si può arrivare alla prova distrutte da una giornata di lavoro stressante o poco gratificante, arrabbiate con colleghi o familiari...e affrontare lo studio di un brano di Ildegarda anche difficile e impegnativo.

Ma, non si sa come ( sul perché mi sono fatta qualche idea) ci si lascia vivaci, allegre, piene di vita.

La musica di Hildegard von Bingen è una cura: per la voce, per le relazioni che crea, e per l’anima.
Tiziana Dr. Fumagalli

 

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